Era ora. Una volta tanto vince il
Sud.
Vince il Mezzogiorno da tanto tempo escluso da qualsiasi argomento che
abbia un rapporto con la cultura come se questo creasse epidemia,
colpiti, per rimanere in gergo di metafore, da una sorta di orticaria e
relegandolo in un angolo, consentendogli visibilità solo quando si
parla di criminalità, come disse Raffaele Nigro in una delle sue tante
presentazioni parlando della sua esperienza di redattore al Tg3.
Vince Matera, dunque, il titolo di capitale europea della cultura nel
2019, in coppia con la città bulgara di Plovdiv.
7 voti su 13 hanno dato valore alla città dei Sassi.
Un annuncio avvenuto ieri, Venerdì 17 intorno alle 17. In fondo noi lucani a certe cose ci crediamo.
Inutile dire un entusiasmo endemico ha salutato la notizia nella città lucana, nella regione e sui social network. L'hashtag #Matera2019 è diventato il più «cinguettato», festeggiato e affettuosamente parodiato.
«La solita scelta sassista» o «Sasso pigliatutto», ci ha anche scherzato su il giornalista leccese Pierpaolo Lala che, sicuramente, tifava per la sua città.
Il mio pensiero ora corre a chissà cosa avrebbero detto, guardandosi, tre grandi che ne hanno cambiato la storia: Carlo Levi, Giovanni Pascoli e Pasolini assistendo all'evolversi di un paradigma che, da città "Vergogna dell'Umanità" è divenuta prima patrimonio Unesco e oggi si proietta nel 2019 come rappresentante culturale di una regione dalle mille conflittualità e zone d'ombra.
7 voti su 13 hanno dato valore alla città dei Sassi.
Un annuncio avvenuto ieri, Venerdì 17 intorno alle 17. In fondo noi lucani a certe cose ci crediamo.
Inutile dire un entusiasmo endemico ha salutato la notizia nella città lucana, nella regione e sui social network. L'hashtag #Matera2019 è diventato il più «cinguettato», festeggiato e affettuosamente parodiato.
«La solita scelta sassista» o «Sasso pigliatutto», ci ha anche scherzato su il giornalista leccese Pierpaolo Lala che, sicuramente, tifava per la sua città.
Il mio pensiero ora corre a chissà cosa avrebbero detto, guardandosi, tre grandi che ne hanno cambiato la storia: Carlo Levi, Giovanni Pascoli e Pasolini assistendo all'evolversi di un paradigma che, da città "Vergogna dell'Umanità" è divenuta prima patrimonio Unesco e oggi si proietta nel 2019 come rappresentante culturale di una regione dalle mille conflittualità e zone d'ombra.